Adattarsi al clima che cambia

Adattarsi al clima che cambia

Uno studio appena pubblicato del Laboratorio REF evidenzia come lo stress idrico provocato dai fenomeni siccitosi rende difficile garantire la continuità nella disponibilità della risorsa idrica. Lo studio evidenzia come nell’estate 2022 ben il 46% del territorio europeo abbia presentato un deficit di umidità dei suoli e nel’11% si siano evidenziati segni di stress sulla vegetazione. Difronte a questa situazione il recente alluvione che ha colpito la Romagna rappresenta l’altra faccia della stessa medaglia, quella degli effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano sempre più con fenomeni estremi e imprevedibili.

La sequenza degli interventi emergenziali che si sono dovuti mettere in atto nell’ultimo anno in seguito alle scarsità di piogge, che nel nostro Paese ha colpito in particolar modo le regioni del Nord Italia, hanno evidenziato la necessità di intervenire nella gestione della risorsa idrica in maniera diversa, adottando soluzioni differenziate per garantirne la continuità e la sicurezza negli approvvigionamenti. In particolare lo studio mette l’accento sull’adozione, accanto all’aumento della capacità di accumulo delle acque, all’efficientamento dei sistemi irrigui in agricoltura e la necessità di riutilizzare per alcuni scopi le acque reflue depurate.

Proprio recentemente, con l’emanazione del Decreto-Legge 14 aprile 2023, n. 39 che prevede una serie di misure urgenti per contrastare la scarsità idrica e per potenziare le infrastrutture, all’articolo 7 si evidenzia l’importanza di utilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura per gli impianti di depurazione già in esercizio, previa autorizzazione regionale.

Riutilizzare le acque reflue urbane può interessare diversi comparti: dal settore agricolo in cui l’acqua è arricchita di nutrienti, a quello industriale, dove può essere riutilizzata come acqua di raffreddamento, per l’alimentazione delle caldaie o come acqua di processo. Nelle aree urbane le acque depurate possono contribuire all’irrigazione di parchi e giardini o per alimentare le fontane pubbliche. Infine l’acqua recuperata dopo depurazione può essere riutilizzata anche per la ricarica indiretta della falda idrica sotterranea. Per qualunque applicazione è evidente che devono essere rispettati tutti i parametri chimico fisici di riferimento per quell’uso specifico.

Lo studio di REF evidenzia però come in Italia l’utilizzo delle acque reflue sia una pratica poco comune: solo il 23% del volume depurato nel 2020 è stato utilizzato, con punte più alte (41%) nel Nord Ovest e valori molto più bassi (6%) al centro.

Da un’indagine relativa ai Sistemi Idrici Locali, condotta nel luglio del 2022 su un campione significativo di popolazione a livello nazionale, il riuso delle acque reflue risulta, in una scala di priorità, al terzo posto dopo il recupero di energia e fertilizzanti dai fanghi di depurazione e la riduzione dei gas serra. Inoltre la stessa indagine evidenzia come nove cittadini su dieci siano favorevoli all’uso delle acque reflue depurate in agricoltura.

A livello normativo, il 26 giugno prossimo è entrato in vigore il nuovo Regolamento del Parlamento e del Consiglio europeo che definisce per la prima volta i requisiti minimi per l’utilizzo in ambito irriguo delle acque di recupero. A livello nazionale, il 3 marzo scorso il MASE (Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica) ha avviato una consultazione pubblica sul Decreto che lega la normativa nazionale con quella europea sul riutilizzo delle acque reflue urbane depurate. Il Decreto stabilisce quattro ambiti – irriguo, industriale, civile, e ambientale – con le rispettive indicazioni riguardanti le caratteristiche e la qualità che devono avere le acque depurate in funzione della loro destinazione.

L’assetto normativo attuale e le tecnologie a disposizione degli impianti di depurazione civili sono in grado di garantire il riuso delle acque depurate, minimizzando, per ogni tipologia di utilizzo i potenziali rischi per la salute e per l’ambiente. La possibilità di riutilizzo delle acque reflue depurate è quindi uno strumento più che mai strategico per garantire la disponibilità futura della risorsa idrica, anche in previsione del ripetersi di eventi siccitosi nei nostri territori.

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